Lo stabilimento produttivo della Pernigotti di Novi Ligure (in provincia di Alessandria) chiude i battenti. Lo hanno annunciato i sindacati al termine dell’incontro con i rappresentanti della proprietà dell’azienda dolciaria, passata nel 2013 al gruppo turco Tuksoz.

L’amministratore delegato della Tuksoz ha comunicato che il gruppo non è interessato allo stabilimento e quindi alla parte produttiva, ma solo al mantenimento del marchio e della rete commerciale. La produzione sarà interamente realizzata in Turchia.

L’Italia così continua a perdere pezzi del proprio made in Italy.

La storia dell’azienda inizia nel 1860 quando Stefano Pernigotti apre nella piazza del Mercato, a Novi Ligure, una drogheria specializzata in “droghe e coloniali”, famosa per la produzione di un pregiato torrone. Fuori dal negozio c’è sempre la fila e l’operoso Stefano decide di allargare l’impresa. Nel 1868, insieme al figlio Francesco, fonda la “Stefano Pernigotti & Figlio”, specializzata in produzione dolciaria.

La mostarda e il classico torrone di Natale sono i prodotti forti dell’azienda che inizia a esportare i suoi dolci prelibati in molte città del nuovo Regno d’Italia. A rendere famose le prelibatezze è la golosità della famiglia Reale italiana, di cui Pernigotti diviene fornitore ufficiale.

Il 25 aprile del 1882 Re Umberto I in persona concede a Pernigotti la facoltà d’innalzare lo stemma reale sull’insegna della sua fabbrica. Stemma che accompagnerà il logo dell’azienda fino al 2004.

Sono anni di soddisfazioni e investimenti che porteranno la fabbrica ad allargarsi e assumere nuovo personale. Durante la Prima Guerra Mondiale il Governo italiano decreta il blocco delle importazioni di zucchero e ciò rischia di mandare all’aria gli sforzi e i successi ottenuti dall’azienda. Così Francesco ha un’intuizione che gli permette di trasformare l’ostacolo in opportunità: lo zucchero viene sostituito con il miele e il torrone ne guadagna, in gusto e consistenza. Tanto che l’uso del miele per alcune lavorazioni non sarà più abbandonato. Nel 1919 a Francesco succede il figlio Paolo alla guida dell’azienda. Nel 1927 è avviata per la prima volta la produzione industriale del gianduiotto, il cioccolatino a forma di barca rovesciata nato ufficialmente a Torino nel 1865 e arricchito con l’inconfondibile sapore delle nocciole delle Langhe. Per la Pernigotti sono anni di successi e riconoscimenti. Uno per tutti, il prestigioso ‘Diploma di Gran Premio’ conseguito all’Esposizione nazionale e internazionale di Torino.

Nel 1935, Paolo Pernigotti compra la cremonese Enea Sperlari, specializzata nella produzione del torrone e l’anno successivo si cimenta in una nuova scommessa, i preparati per gelateria. Scommessa vinta, con un prodotto che ancora oggi si trova sui banchi di negozi e supermercati. Durante la seconda guerra mondiale un bombardamento distrugge la fabbrica che viene ricostruita negli ex magazzini militari di viale della Rimembranza, dove ancor oggi ha sede. Nel 1971 l’azienda si allarga ancora e acquista la Streglio, specializzata nei prodotti a base di cacao.

Con gli anni ottanta e novanta sopraggiunge un periodo di crisi. Prima nel 1981 la cessione della Sperlari agli americani della H. J. Heinz Company. Poi nel 1995 Stefano Pernigotti, succeduto al padre e rimasto senza eredi per la perdita dei due giovanissimi figli in un incidente in Uruguay, decide di cedere il marchio alla famiglia Averna. Nel 2000 cede la Streglio a una nipote.

Nel 2013 gli Averna vendono il marchio al gruppo turco Toksoz che promette l’internazionalizzazione «del grande cioccolato italiano in tutto il mondo». Da cinque anni la Pernigotti ha sempre chiuso in perdita, con un continuo avvicendamento di amministratori delegati e di piani industriali. I rappresentanti dei lavoratori si aspettavano un piano di rilancio e invece è arrivata l’amara decisione di questi giorni del gruppo Toksoz di abbandonare l’Italia.

Pernigotti: una storia dolce dal finale amaro
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