La storia di Melegatti continua. Da qualche giorno sugli scaffali dei supermercati del Veneto e della Lombardia orientale e in alcuni punti vendita di Napoli, Roma e Milano, sono tornate le confezioni del Pandoro e del Panettone dello storico marchio veronese.

L’annuncio è stato affidato ai canali social dell’azienda, che riparte dopo l’acquisizione dell’azienda da parte della famiglia vicentina Spezzapria, attiva nel settore dell’industria metallurgica.

Era il 1894 quando Domenico Melegatti fondò l’azienda in un’antica pasticceria in Corso Porta Borsari, 21 a Verona. Nello stesso anno il Ministero dell’Agricoltura e Commercio del Regno d’Italia gli riconobbe il brevetto per la produzione del pandoro, del quale aveva inventato il nome, la forma e la ricetta. Il dolce aveva una folta schiera di imitatori. Da qui la famosa “sfida delle 1000 lire”: Domenico invitò i pasticcieri che fabbricavano un dolce simile al suo a divulgare la vera ricetta del Pandoro, premio la somma di lire 1000. Nessun pasticciere si presentò.

Le origini di questo dolce affondano nella tradizione natalizia veronese. Un tempo, la notte della Vigilia, le donne si riunivano per preparare il “levà”, un impasto di farina, latte e lieviti. Nell’impasto aggiungevano anche mandorle e granelli di zucchero. Domenico tolse questi ultimi ingredienti perché rallentavano la lievitazione e aggiunse invece quantità maggiori di burro e uova. L’amalgama così realizzata richiedeva oltre dieci ore di lievitazione e 6-7 cicli di impasto, per un totale di circa 36 ore di lavorazione. Tuttora il pandoro si produce in questo modo. Apprezzato fin da subito, il prodotto diede un forte impulso alla crescita della Melegatti.

Alla morte di Domenico, nel 1914 la nipote Irma Barbieri ereditò l’azienda. Irma era sposata con Virgilio Turco, collaboratore dello zio. Oltre alla famiglia Turco, nell’azionariato Melegatti entrarono i Ronca, proprietari al 50%.

Negli anni l’azienda crebbe e nel 1951 aprì il primo stabilimento industriale a produzione automatizzata. Negli anni sessanta, continuò a svilupparsi anche grazie alla diffusione dei prodotti non solo nei negozi di pasticceria, ma anche nei supermercati che cominciavano a diffondersi sul territorio nazionale. Nel 1983 si trasferì nel nuovo stabilimento a San Giovanni Lupatoto (Verona), dove tuttora si sfornano i prodotti dolciari.

Nel 2016 è arrivata la crisi. A causarla vari fattori, tra i quali la saturazione del mercato, l’investimento per l’apertura di un nuovo stabilimento per la produzione di prodotti dolciari vendibili tutto l’anno e strategie di comunicazione poco incisive.

Nel 2017 l’azienda ha chiuso tra le proteste dei dipendenti posti in cassa integrazione. Nonostante vari tentativi di salvataggio dell’azienda, nel maggio 2018 il tribunale di Verona ha dichiarato il fallimento della storica società. Nel frattempo, due dipendenti Davide Stupazzoni e Matteo Peraro, in tutti questi mesi hanno lavorato ogni giorno come volontari per mantenere in vita il prezioso lievito madre, utilizzato già da Domenico Melegatti. A settembre la famiglia Spezzapria ha riaperto gli stabilimenti, garantendo il lavoro ai dipendenti e il ritorno dei famosi prodotti dolciari sulle tavole dei consumatori. Il profumo di pandoro Melegatti è tornato nell’aria. Un miracolo a cui nessuno più credeva.

Melegatti, miracolo di Natale
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